Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/183

Da Wikisource.

PRIMO l(X) siici, e poscia per altri cinque la riscossion delle decime fino alla somma di cinquemila ducati, avea già essa cominciato a divenir di nuovo famosa, e ad allettare molti stranieri a frequentarne le scuole. Ma la peste da cui fu quella città travagliata l’an 1525, la cessazione de’ sussidj pontifìcii dopo il prescritto decennio, e la guerra che di nuovo si accese in Toscana tra i Medici e i Fiorentini, condusser di nuovo lo Studio a un quasi totale abbandono (a). A Cosimo I dovette Pisa il vantaggio di veder finalmente riaperta la sua università, c di rimirarla in poco tempo salita a più alto grado d’onore, che non avesse mai ottenuto. Questo gran principe, benché non ancora ben fermo sul nuovo trono, e circondato continuamente da possenli nimici, non solo volle che f anno 15.{3 si riaprisse quel pubblico Studio, e che da ogni parte vi fossero invitati con ampi stipendi i più celebri Erofessori, ma fondò ancora un collegio detto i Sapienza, in cui quaranta giovani de’ suoi Stati dovessero per sei anni essere mantenuti agli studi, e senza alcuna spesa ricevere i consueti gradi d’onore (Fabbrucci N. Bacc. t.6, (a) È sommamente onorevole ai’ Pisani il decreto con cui unitisi insieme nel 1536 alcuni cittadini stabilirono su loro beni un fondo, con cui, mentre la lor patria giaceva dalle passate calamità abbattuta ed oppressa, potessero ad altri Studj mantenersi alcuni giovani che tornando poi alla patria le fossero di giovamento col lor sapere e co lor consigli (Dal Borgo, Diplom. p. 428$ Tempesti, Discorso dell Istor. letter, pis. p. 102, ec.; Fabbroni, p. \o\). ~ /