Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/184

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  • 7° LIBRO

P 1 > ec- j Bianchini, Ragionane de gran Duclii di Toscana j p. 5, ec). Alle premure e alla magnificenza di Cosimo corrispose il zelo di Filippo del Migliore, a cui singolarmente affidò il sovrano la cura di quella università. Uomo assai dotto ed amico di tutti gli eruditi di quell’età, raccolse da ogni parte quanti ne potè avere de’ più illustri, e si videro ivi in pochi anni adunati i più chiari ingegni d’Italia. de’ quali dovremo in seguito ragionare (Fasti consol. dell Accad. Fior. p. 11, 110 Notizie dell Accad. Fior. p. 40 ec.). L’esempio di Cosimo fu imitato dai’ principi che gli succederono, e singolarmente da Ferdinando I, il quale non solo tra gl'italiani trascelse e invitò all’università di Pisa i più dotti, ma fece ancora, benchè invano, le più ampie proferte a Giusto Lipsio, che godea allora la fama d'uomo eruditissimo, perchè colà si recasse, e un nuovo collegio innoltre vi aggiunse che dal suo nome fu detto Collegio Ferdinando, ove a spese delle diverse città dello Stato fossero mantenuti più altri giovani j e finalmente fece ivi ampliare ed arricchire l’orto botanico già cominciato da Cosimo I (Bianchini, l. c. p. 55, ec.) Nè fu sola nella Toscana l’università di Pisa, in cui per la magnificenza de’ Medici si avesse dagli studiosi ogni agio a coltivare le scienze. Firenze ancora e Siena, come aveano avuto in addietro, così continuarono ancora in questo secolo ad avere le loro università. E quanto alla prima, qual fosse la premura de' Fiorentini nell'invitare alle lor cattedre gli uomini principalmente più celebri nell amena letteratura, ccl