Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/194

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1^0 LIBRO abbiam recata di Andrea Fulvio, si può aggiugnere quella di Paolo Cortese, il quale scriveva nel tempo stesso che’ essa si andava innalzando, e loda il consiglio di quel pontefice che avea finalmente assegnata alle scienze una sede degna di esse, destinando a tal fine il denaro che ricavavasi da tributi degli Ebrei (De Carrii naia tu, /- a, p. 104). Alla magnificenza di Alessandro nel fabbricare si aggiunse poi quella di Leon X nell’ invitare i più eruditi tra’ professori a salir quelle cattedre. Agostino Nifo, Girolamo Bottigella, Giano Parrasio, Basilio Calcondila, Marco Musuro e più altri dottissimi uomini furono a tal fine da lui chiamati a Roma, e poscia con ampissime ricompense premiati delle loro fatiche. Promulgò Leone ancor molte leggi pel migliore regolamento di quelle scuole, che si accennano dal più volte lodato P. Caraffa (De Gymn. rom. t. 1, p. i<)8), e in tal maniera ottenne ch’esse uguagliassero il nome delle università più famose: Sa fi a fiuper, dice egli in una sua Bolla del 1514 » citata dal suddetto scrittore (ib. p. 201), ad Srtmtììiuf1 Pontificati un divina providen ti a cani assumpti fuissemus, • et restitutis in pristinis juribus dilectis filiis populo Romano, inter alia ver tigni Gjrmnasii Romani multis ante annis ad alios usus distractum eisdem restituissemus, ut Urbs Roma ita in re litteraria sic ut in ceteris rebus totius orbis Caput esset, procurai vimus, accersitis ex diversis locis ad profitendum in Gymnasio praedicto viris in omni doctrinarum genere praeclarissimis, quo factum est, ut precedenti anno Pontificatus nostri