Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/198

Da Wikisource.

xn. Profeuori intigni <l»ianuti alle univemù. 134 LIBRO Bernardo due ne abbiamo da lui scritte in nome del principe al Cardinal Trivulzi legato di Bologna, nelle quali caldamente il prega a perd mettere a Giannangelo Papio salernitano, uno de’ più celebri giureconsulti di quella età, di venirsene a tenere scuola in Salerno (t 1 lett. 2j)4 ì 7 Corniti.), e una al mede^ simo Papio, in cui lo invita alla lettura della mattina nel detto Studio, ricordandogli ch' ei dee ad ogni altro luogo antiporre la patria (ivi) lett. 295). In altra lettera lo stesso Tasso fa menzione di Messer Matteo Macigni condotto alla lettura di Filosofia nello Studio di Salerno dal Principe mio Signore (ivi, lett. 122). Ma è probabile che le sinistre vicende a cui il Sanseverino fu sottoposto, quando abbandonato il partito di Cesare per seguir quello del re di Francia, e dichiarato perciò ribelle, fu costretto ad andarsene esule da’ suoi Stati, fosse a questo Studio cagione o di rovina o di gravissimo danno. XII. Tal fu lo stato delle università italiane nel secolo xvi. Ma oltre esse in più altre città, benchè non avessero università compite, ossia Studio generale di tutte le scienze, furono nondimeno professori assai valorosi singolarmente nell'amena letteratura. Così vedremo nel seguito di questa Storia che Genova ebbe Jacopo Bonfadio e Giampiero Maffei, Parma: e Sabbioneta, come si è detto, Mario Zizzoli: Modena, Francesco Porto, Carlo Sigonio e più altri: Reggio, Sebastiano Corrado: Imola e Serravalle nella Marca Trivigiana, Giannantonio Flaminio: Brindisi, Quinto Mario Corrado: Vicenza, Giano