Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/21

Da Wikisource.

primo 7

troppo grandi, perchè potessero viver concordi. Tutte le storie son piene di varie vicende, con cui que’ due gran principi guerreggiarono lungamente fra loro. La perdita dello Stato di Milano, di cui dall’imperadore fu proclamato duca Francesco Maria Sforza, figlio egli pure di Lodovico il Moro, e la sua prigionia seguita presso Pavia nel 1525 non bastarono a far deporre le armi al re Francesco, sicchè più volte non le ripigliasse. Egli ebbe dapprima nimico il pontefice Leone X. Ma Clemente VII, detto prima il cardinal Giulio de’ Medici, e figlio naturale di quel Giuliano fratello di Lorenzo il Magnifico, che fu ucciso l’anno 1487, e cugino perciò di Leone; Clemente, dico, che dopo il breve pontificato di Adriano VI fu eletto pontefice, cambiò più volte partito, unendosi or con Francesco, or con Carlo. Un tristo frutto però egli raccolse della sua incostanza, quando, sorpresa improvvisamente Roma dalle armi Cesaree l’anno 1527, ei vide quella città abbandonata alla crudeltà e all’ingordigia de’ furiosi soldati, e chiuso per più mesi in Castel S. Angelo vi ebbe a soffrire una dura e lacrimevole prigionia. Il Cardinal Alessandro Farnese che col nome di Paolo III gli sottentrò nella cattedra di S. Pietro l’anno 1534 tutto intento a riparare a’ gran danni fra cui trovavasi avvolta la Chiesa, si tenne saggiamente neutrale; anzi con grande impegno si adoperò perchè fra que’ due potenti monarchi si stabilisse la pace, la qual fu finalmente conchiusa nel 1544. Ma forse ella sarebbe stata di troppo breve durata, se la