Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/24

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io i.usno da frequenti guerre, per cui si vide spogliato dalle truppe francesi di una gran parte de’ suoi Stati, mentre ciò che gli era rimasto, veniva occupato sotto pretesto di sicurezza dagl imperiali suoi collegati. Ei venne a morte in Vercelli nel 1553, e lasciò quegli Stati, o a dir meglio il diritto di riacquistarli, a Emanuel Filiberto suo figlio, giovane principe di animo grande e d indole bellicosa, che allor militava in Fiandra per Carlo V. La memorabile sconfitta da lui data a Francesi presso S. Quintino nel 1557, gli ottenne sì grande stima da’suoi nemici medesimi, che Arrigo II diedegli in moglie due anni appresso Margherita sua sorella, e gli rendette in quella occasione la Savoia e il Piemonte, riserbandosi solo per tre anni ancora il dominio in Torino e in alcune altre città. Queste ancora furono a suo tempo ricuperate da questo gran principe, e il re Arrigo si ritenne solo Pinerolo, Savigliano e la Perosa, i quali luoghi ancora gli furono dal re Arrigo III ceduti nel 1574 all’occasione dell accoglienza che il duca gli fece in Torino. Così glorioso per la costanza con cui avea superate le avverse vicende, e pel coraggio con cui avea ottenuta la ricuperazion de’suoi Stati, finì di vivere nel 1580. Ebbe a successore Carlo Emanuele suo primogenito, principe che per grandezza d’animo, per valor militare, per regia magnificenza ebbe pochi pari al suo tempo *, ma che negli ultimi anni, abbandonato dalla fortuna che lungamente avealo secondato, si vide spogliato di una gran parte de’ suoi Stati. Ki visse fino al it>3o.