Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/272

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258 LIBIIO non si era allora divulgato per anche ti f,,u0 poc’anzi accennato. Ma esso dovette scoprirsi verso l’agosto del detto anno: Che sia successo, scrive il Contile che allora era in Milano a’ 21 d’ agosto (ivi p. 266), il fallimento de /ladoari, dofio/ni,- che ne fui profeta, et come reggente della scienza, che io era, me ne levai, et quello antiveder mio mi darà quel credito ch io desidero. Convien dir nondimeno che al Badoaro venisse fatto allora di riordinare i suoi affari e di provare la sua innocenza j perciocché veggiamo ch’egli sul finire dello stesso anno 1560 fu destinato dalla Repubblica ad andare alla visita di tutti i beni del pubblico e de’ particolari ancora in molte provincie di quello Stato; e ch’ egli prima di partir da Venezia fece il suo testamento, che si ha alle stampe (Mozzaceli. I. cit.), in cui fra le altre cose prescrive a Gianluigi e a Giustiniano Badoaro suoi nipoti il modo con cui volea che l’accademia si conservasse, e le spese che dovean farsi per mantenerla, e nomina ancor gli accademici che la componevano. Ma non durò molto protesta di non voler rivocare in dubbio il passo del (Contile da me accennato, della qual sua cortesia gli rendo distinte grazie. Dice però, ch’egli ha presso di se* quella traduzione di Omero stampata fin dal i553, nè io gliel contrasto. Certo c che il Contile dice ciò che io ho affermato, nè può sospettarsi errore nell' anno, perchè l’Accademia veneziana non fu fondata che nel i558. Forse il l’erez avea ritoccala e corretta quella sua traduzione, c bramava ch’ella fosse stampala; e di fatto nel Catalogo della libreria Smith si vede registrata l’edizione che ne fu fatta in Venezia presso Francesco Rampazzctlo nell'anno i56a.