Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/314

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300 MURO universale è passato il partito, ch io sia condotto con provisione di 350 scudi et altri commodi, tanto che la cosa va alli 400. L utile è assai grande, ma l onore è maggiore, non essendomi da questi Signori verun obbligo imposto, salvo che di aver cura, che si stampino que libri, onde possa lo studio trarre profitto, e la Città riputazione. Ma poscia, per nuove difficoltà insorte, la cosa non ebbe effetto. Lo stesso accaddè delle premurose istanze che al tempo medesimo gli fece il cardinale Ippolito di Este il giovane, perchè venisse a starsene appresso a lui; istanze dal Manuzio accettate, ma poi rendute inutili e dalla peste che infieriva in Ferrara, e dalle indisposizioni quasi continue del Manuzio medesimo. Poco miglior fu il destino per cui fu egli trascelto a soprantendere alle magnifiche edizioni che l’Accademia veneziana apparecchiavasi a dare; perciocchè, come si è detto, essa ebbe troppo breve durata, e venne presto al nulla. Prima però, che ciò avvenisse, era già il Manuzio passato a Roma per l’esecuzione di uno dei’ più gloriosi disegni che mai si formassero pel vantaggio della letteratura, e che dee perciò da noi esporsi qui esattamente. IV. Fin dal 1539) due gran cardinali Marcello Cervini e Alessandro Farnese avean formata l idea di aprire in Roma una magnifica stamperia, da cui si venissero pubblicando di mano in mano tutti i più pregevoli manoscritti greci che nella Vaticana si conservavano. Era stato a tal fine trascelto il celebre stampatore Antonio Blado Asolano, il quale trasportatosi perciò