Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/315

Da Wikisource.

PRIMO 30! a Venezia, avéa piegato il Manuzio a largii fondere i caratteri e ad apparecchiargli le altre cose opportune al bisogno: Magna enim optimae voluntatis documenta saepissime dedistis, scrive il Manuzio al Cervini parlando ancor del Farnese (l. 1, ep. 7), majora etiam dare cogitatis, cum quidem, ut Antonius Bladus ad me detuli £, pulcherrimam rem et vobis dignissimam aggressi, omnes libros Grucce seri pio s, qui nunc in Bibliotheca Palatina conditi asservantur, praelo subjicere cogiteris... cui se muneri Bladus a te esse praepositum ajebat, itaque venisse ad nos, ut et eos typos, quibus atramento illitis charta imprimitur, conjlandos curar et, et si qua pr aeterea sunt ad opus ne' cessarla maturaret. Questo sì bel disegno ebbe almeno in parte il suo effetto, e ne son pruova le bellissime edizioni uscite da torchi del Blado, e quella singolarmente di Omero co Comenti di Eustazio. Frattanto la necessità di opporsi alle recenti eresie che sempre più andavano dilatandosi, e di riformare gli abusi secondo gli ordini del Concilio di Trento, fece conoscere che conveniva principalmente rivolgere il pensiero a dare alla luce le opere de’ SS. Padri e di altri scrittori ecclesiastici, che servissero come di argine all impetuoso torrente dell’errore e del libertinaggio. Acciocchè dunque le edizioni di queste opere riuscissero in modo, che all’eleganza de’caratteri si congiungesse la correzione, il pontef Pio IV chiamò a Roma il Manuzio, a cui assegnò cinv quecento annui scudi, e gli fece sborsare anticipatamente il denaro necessario pel trasporto