Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/317

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PK1MO 3o3 V. D’ allora in poi appena ebbe il Manuzio stabil soggiorno. Nel 1571 fu per qualche tempo a Genova, passò alcuni mesi dell’anno seguente in Milano, d’onde tornalo a Venezia, si pose di nuovo in viaggio per Roma per prendere una sua figlia che ivi avea lasciata in un monastero, e ricondurla alla patria. Ma trovò ivi un pontefice che troppo stimava gli uomini dotti, per lasciarseli fuggir dalle mani. Gregorio XIII il volle in Roma, e assegnogli perciò un annuale stipendio, non molto ampio, è vero, ma che lasciava il Manuzio in una totale libertà, per attendere, come più gli piacesse, a’ suoi studi. Questo secondo soggiorno in Roma fu assai più breve del primo, non per incostanza di Paolo, ma per la morte che lo sorprese dopo lunga malattia a1 1 a d' aprile del’an 1574, contando egli il sessantesimosecondo dell età sua. Uomo degno, a dir vero, di assai più lunga vita, e più degno ancora d’immortal ricordanza. Le molte e comunemente belle ed esatte edizioni ch’ egli ci diede di parecchi antichi e moderni scrittori, potrebbon bastare per annoverarlo tra quelli che molto han giovato a promuover le lettere. Egli però non pago di pubblicar da' suoi torchi le opere altrui, le illustrò ancora colle sue prefazioni e co’ suoi conienti 5 il che egli fece singolarmente con tutte l’Opere di Cicerone e di Virgilio, le quali da lui si ebbero più corrette e più rischiarate. Molto a lui pure dovettero le antichità romane; perciocchè egli osservatore diligentissimo delle iscrizioni, e di altrui cotai pregevoli monumenti, ne fece sovente uso nel dichiarare v. Suoi studi e, sua nini te e su« u|»e rr. /