Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/346

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33a rumo uguale erudì/.ione distesi dal can Bandini, da cui speriamo di avere in breve il compimento di questa grand’ opera.che alla famiglia de’ Medici, e per essa a Firenze e a tutta l’Italia sarà un eterno monumento di gloria (a), u XV. La biblioteca Estense in Ferrara dal marchese Leonello e da’ duchi Borso ed Ercole I era stata accresciuta di moltissimi ed assai pregevoli codici, come si è a suo luogo mostrato. Di Alfonso le di Ercole II, benchè la protezione di cui onoraron le scienze, non ci lasci dubitare che anche in questa parte ne dessero chiare pruove, non mi è però avvenuto di ritrovarne special menzione negli scrittori di que tempi. Al duca Alfonso II era riserbata la gloria di emulare la magnificenza di Sisto V e di Cosimo I, anzi di stenderla ancor più oltre ch’essi non avessero fatto. Essi aveano principalmente rivolte le lor premure a far acquisto di codici manoscritti. Alfonso non solo di essi andò in traccia, ma comandò che senza riguardo a spesa si comperassero quanti libri erano usciti alla luce dopo l invenzion della stampa. Questo sì vasto disegno fu da lui formato nel primo anno del suo governo, cioè nel 1559, e pochi mesi appresso in gran parte era già stato eseguito; anzi allora pensava Alfonso di aprire ancora in Ferrara una magnifica stamperia sull’ esempio di altri principi, affine di dar per essa alla luce quelle opere inedite che si credessero dover recar giovamento (a) Il canonico Ramimi lia compila questa grand' o pera con altri due tomi.