Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/355

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PRIMO 34l in cui furono a quella corte in ogni tempo le scienze, ci renda probabile che que' duchi andasser sempre aumentandola di nuovi codici e di pregevoli libri. L ultimo di essi, veggendo la sua famiglia vicina ad estinguersi, fece dono di quella famosa biblioteca alla stessa città d'Urbino, assegnando ancora un’annua pensione al mantenimento di un bibliotecario Cimarelli, Stor, d Urb. p. 127). Intorno a’ Gonzaghi io non ho veduto autor di que’ tempi che parli di biblioteca ch’ essi avessero nella lor corte. Ma non è probabile che principi sì liberali verso le scienze ne fosser privi; e la proferta fatta al cardinale Ercole di una ricca biblioteca, che doveva essere trasportata fuori d’Italia, come altrove si è dello, ei fu vedere che quella corte era amante di tai tesori. XV II. Tra’ privati medesimi furon moltissimi in questo secolo quelli che raccolsero nelle lor case copiose biblioteche, e alcuni di essi con tal corredo e con tal pompa di libri, che sembrarono gareggiare co’ più potenti sovrani; avvenendo in ciò ancora ciò che in più altre cose veggiam sovente accadere, cioè, che l’esempio degli uni sia stimolo agli altri, e che i secondi non sian paghi d’imitare soltanto, ma vogliano ancora andare innanzi ai primi; e che abbiano in ciò talvolta riguardo più all insaziabile avidità letteraria, e forse anche a una vana ambizione, che alle proprie lor forze. A me non è possibile l andar qui ricercando di tutti coloro che potrebbono a questo luogo essere rammentati. Di alcuni soli, come per saggio, farò menzione, lasciando in disparte, per non allungarmi