Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/385

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PRIMO 371 Zantam, Sebastiano Erizzo, il doge Lorenzo Priuli, il suddetto Giovanni Grimani e Daniel Barbaro patriarchi d’Aquileja, Girolamo Lione, Stefano Magno, Francesco Barbo, Antonio Calbo, Benedetto Cornar o, Francesco Veni ero. Alessandro Contarini, Alvise Renieri, l ab Giustiniano, Torquato Bembo, Gabriello Vendramino, Antonio Manuzio e Rinaldo Odoni; intorno ad alcuni de’ quali più esatte notizie può somministrare a chi le brami il suddetto eruditissimo Foscarini. Fra i molti musei veneti, de’ quali potrei dire non brevemente, basti il far qualche cenno di quello di Andrea Loredano, che pochi ebbe pari in quel secolo. Paolo Manuzio a lui scrivendo nel 1552, e parlando di quel museo, Io vi entrai una volta, gli dice (Letter. volg.p. 73, ec. ed. Ven. 1560), essendo V. M. in Villa, per grazia singolare del suo virtuosissimo figliuolo M. Bernardino. Parvemi nel primo aspetto di esser entrato nel Romano Foro, quando per ambizione degli Edili era meglio adorno ne giorni delle feste e giuochi pubblici, Io mirava tC intorno di lieta maraviglia confuso, riguardando ora alle statue, ed ora alle pitture, parevami di riconoscere il marmo di Prassitele, il bronzo di Policleto, i colori di Apelle. Fattomi poi più vicino alle medaglie, vidi l oro e l'argento, vidi il pregiato metallo dell’ infelice Corinto, vidi chi la distrusse. Eranvi dei Greci e de' Barbari molte figure > de Romani infinite, con bello e considerato ordine disposte, tutte dal naturale con verissima somiglianza ritratte, alcune in parte guaste dal tempo, alcune affatto intere fino a sopraccigli ed alle rughe della