Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/398

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111. VùgRi di .V lij'll. DU Caboltu. 384 • irono fissare all’an 1525 Elog degl' Must. Tose /. cit.). Ma è degno di riflessione un passo delle lettere di Annibal (Caro, a cui niuno di quelli che hanno scritto del Verazzani, ha finor posto mente. Scrivendo egli da Castro a’ 13 di ottobre del 1537 a tutti i J'amgiliari di Mons. de Gaddi, e descrivendo piacevolmente un suo viaggio, e ragionando or con uno, or con altro de’ domestici di quel prelato, a voi, Verazzano, dice, (Lett, famil. t. 1, lett. 12), come a cercatore di nuovi mondi, e delle meraviglie di essi, non posso ancor dir cosa degna della vostra carta, perché non avemo passate terre, che non sieno state scoperte da voi, o da vostro fratello. Questo passo ci mostra primieramente che Giovanni avea un fratello, il quale ancora avea molto viaggiato e scoperti nuovi paesi. Ma poichè questi, di cui non sappiamo il nome proprio, è affatto sconosciuto agli storici di quel tempo, convien dire ch ei fosse assai men celebre del fratello. E parmi perciò verisimile che il cercatore de nuovi mondi, con cui parla qui il Caro, sia Giovanni. Il che se è vero, converrà dire ch’ ei non fosse abbastanza premiato dal re di Francia, e che dovesse perciò tornarsene in Italia, ed entrare nella famiglia del Gaddi; e che il racconto del Ramusio o sia falso, o certamente un tal fatto si debba differire di molti anni. Ma è tale l'oscurità intorno alle cose del Verazzani, che nulla possiamo stabilir con certezza. III. Mentre questo viaggiator fiorentino stendeva per tal maniera il dominio della corona di Francia, Sebastiano Cabotto veneziano