Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/453

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SECONDO 43y cose non erano state ancor dalla Chiesa ultimamente decise, come poi si fece nel concilio di Trento. Ma checchessia dell’animo di Erasmo, è certo che le opere di esso diedero qualche ansa alle sorgenti eresie, e che perciò gli uomini pii ne rimasero scandalizzati. Molti nondimeno pensavano che con un uomo di tal valore convenisse usare moderazione e dolcezza j e perciò veggiamo che Leon X, Clemente VII e il cardinale Sadoleto e più altri gli scrisser lettere piene di elogi, affine di tenerlo fermo nella sua Fede, e di condurlo destramente a deporre quelle opinioni che il rendevan sospetto. Altri al contrario credevano che convenisse levarsi apertamente contro di esso, confutarne gli errori ed additare a’ Fedeli gli scogli a cui seguendolo avrebbono urtato. Fra questi fu Alberto, di cui venne detto ad Erasmo che in Roma andava palesemente sparlando di lui in tutte le adunanze, e dicendo ch’ei non era nè teologo, nè filosofo, nè uom profondo in veruna sorta di scienze. Erasmo ne fece doglianze scrivendo a Celio Calcagnini a’ 13 di maggio del 1515 (Erasm. Epist. t. 1, ep. 742)? e *1 Caleagnini risposegli con quella lettera che abbiam poc’anzi accennata, in cui scrive che il carattere a sè ben noto di Alberto non gli permette di creder ciò che ad Erasmo era stato narrato. Questi però volle scriverne allo stesso Alberto, cui avea già veduto in Venezia al principio del secolo; e con sua lettera de’ i o d’ottobre dello stesso anno amichevolmente gli espose ciò che veniagli riferito, chiedendogli se ciò fosse vero,