Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/454

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44° LIBRO e adduvendo insieme ciò che poteva in sua difesa. Alberto risposegli con una lunga lettera, o anzi con un ampio trattato segnato a’ 15 di maggio del 1526, in cui dopo averlo assicurato ch’egli lungi dal morderlo avea sempre di lui parlato con gran rispetto, lodandone l ingegno e il sapere, confessa d’aver detto e di credere ch’ egli abbia data qualche occasione alle recenti eresie, e prende perciò ad esaminare molte delle opinioni di Erasmo, mostrando quanto esse siano somiglianti, o forse anche le stesse con quelle di Lutero, nel che però (’egli si astiene dal pungere, o dall’ assalir con ingiurie il suo avversario. Amendue queste lettere si leggono innanzi all opera di Alberto, di cui fra poco diremo. Ricevette Erasmo la lettera di Alberto, e si apparecchiava a rispondergli; quando udita la nuova del sacco di Roma, nè sapendo che avvenuto fosse di Alberto, stette per qualche tempo sospeso. Gli venne poi detto ch’egli erasi trasportato a Parigi, e scrissegli allora a’ 23 di dicembre del 1528, scusandosi del lungo indugio in rispondere, e pregandolo insieme a non pubblicare, come avea udito che Alberto pensava di fare, la lunga lettera scrittagli, finchè egli non gli avesse mandata la risposta che andava stendendo {Erasm. Epistt. i.-ep.ygfi). Ma Alberto giunto a Parigi, fece ivi pubblicar colle stampe e la prima lettera di Erasmo e la sua voluminosa risposta. Erasmo gli replicò con altra sua lunga lettera de 13 di febbraio del 1529, la quale pure si ha alle stampe insieme colle postille ad essa aggiunte da Alberto. In essa aurora ci