Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/469

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SECONDO 455 nelle quali un giovane si debbe istruire, che questo solo trattato, benchè scritto già son due secoli e mezzo, è a mio credere forse migliore di tanti Saggi e di tanti Metodi per la pubblica e per la privata educazione scritti in questo nostro secolo, in cui s'insultano, come barbari, i nostri maggiori. Più pregevole è ancora l’altra da cui scritta a imitazione di quella che composta avea Cicerone, e che ora è smarrita; nel primo libro della quale egli introduce il celebre Fedro Inghirami ad accusare come dannosa e inutile la filosofia; nel secondo egli prende a difenderla; e, o la difenda, o l accusi, si mostra sì ampiamente versato in ogni parte di essa, e tratta con tale eleganza un sì difficile argomento, che non può leggersi se non con piacere non ordinario; opera degna perciò del magnifico elogio che ne fa il Bembo dicendo: Equidem ab illis Augusti temporibus, quae profecto maxime omnium summis et praestantibus ingeniis claruerunt, nullum legi scriptum, ut mihi quidem videtur, appositius, splendidius, nullum melius, nullum Ciceroniano mori, sty lo, facundiae denique vicinius (l. 5 Fornii, cp. ai). Bello è ancora il trattato che ha per titolo: Philosophicae consolationes et meditationes in adversis. Ma lasciando questa e alcune altre operette, e quelle ancora de Gloria ch’egli avea intrapreso a scrivere, ma non pare che la finisse (ib. t. 2, p. 319 J, veniamo a dire delle opere teologiche del Sadoleto che più propriamente appartengono a questo luogo. Avea egli scritti due trattati, uno del Peccato originale, l’altro che nel 1544 non era ancora