Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/476

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4^3 > LIBRO (li esso nello scriver latino, come ci fanno fede, oltre alcuni Comenti su’ libri sacri, le sue Lettere famigliari più volte stampate. Non deesi finalmente disgiungere dal cardinale Sadoleto Antonio Fi oidi bel lo, nato in Modena di onorata famiglia, che con lui visse molti anni, e gli fu intimo confidente. Il Sadoleto ne conobbe il felice ingegno all’occasione delforazion funebre di Clemente VII, che recitar gli fece nella sua chiesa di Carpentras, e che fu da esso composta in pochissimi giorni. Quindi ei prese a coltivare con diligenza un sì ben disposto terreno, e permisegli ancora l andarsene a Padova per qualche tempo, ove il Bembo n’ebbe sì grande stima, che volle a lui confidare il suo figlio Torquato (Bembo, Lett, famil, t. 3, l. 2, Op. t. 3, 198, 299). Pietro Vettori ancora avea sì gran concetto del Fiordibello, che volle ch’ egli esaminasse i suoi Comenti su Cicerone; e avendogli Antonio lodati assai, il Vettori ne fu oltre modo lieto: Cur enim, gli scriveva egli nel 1537 (Epist. l. 1, p. 9), facile credam te falli posse, summi ingenii atque optimi judicii juvenem, in ea praecipue re, quam egregie calles, et in qua tantum profecisti, ut istius aetatis parem habeas neminem, majores autem aut nullos, aut certe paucos? Dopo la morte del suo cardinale si unì a Paolo Sadoleto per pubblicarne le Lettere; e ne scrisse ancora la Vita, come si è detto. Fu poscia segretario prima del cardinale Marcello Crescenzi, poscia, lui morto, del Polo, con cui ancora tragittò in Inghilterra. Tornato in Italia, da Paolo IV fu nel 1558 fatto vescovo di Lavello nel