Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/485

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SECONDO ^7• con eleganza di siile, senza la menoma ombra di barbarie scolastica. Egli anzi si dichiara mal soddisfatto di quelli che fin allora avean combattuti gli eretici, perchè aveano comunemente usate, più che le ragioni, le villanie: Illud quoque, dic’egli nel proemio al detto trattato, magnopere ut silerem, hortabatur, quod inter eos, qui hac tcnu s haec trac tarimi, non tam ex empii s rationibusque actum est, quam conviciis et male die tis; nec Christiana pietate, sed (quod quidam dixit) canina facundia; ut mihi in aniin um induxisse videantur, ira demum se victores in causa futuros, si in maledicendo fuissent Nec jurgiis modo, sed, quod dictu nefas est, jocis et scomatis libros referserunt. Enimvero qui veritatis indagandae studio scribunt, mites modestoque se ipsos exhibent, Christi exemplo, qui cum ipsa esset veritas, in se ipso quoque mansuetudinem praedicavit, tanlumque ab flit, ut ultro maledixerit, ut etiam, quod Petrus ait maledicenti non mina retur. Questo trattato insiem colle lettere latine del cardinale Cortese fu stampato in Venezia per opera di Ersilia Cortese del Monte nipote (del cardinale, della quale diremo altrove; ma l edizione ne riuscì oltre modo scorretta. Esso fu poi separatamente stampato l’an 1770 in Roma, e illustrato con note dal già lodato abate Cosi anzi, e di nuovo è stato inserito nella Raccolta delle Opere del medesimo cardinale mentovata poc’anzi. In essa veggonsi, oltre ciò, alcune lettere italiane del Cortese non mai pub• hlicate, e altri monumenti inediti che a lui appartengono, alcune poesie latine dello stesso,