Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/496

Da Wikisource.

4$2 LIBRO motivo, cjiiuiido si raccolse il concilio, non vi presiedesse il Moroni, non trovo chi l dica, nè è si facile a indovinarlo. Certo è che ei fu sempre carissimo e a Paolo III e a Marcello II e a Giulio III, dal (qual ultimo pontefice fu chiamato a Roma nel 1550 per consultare con lui sulla tanto richiesta Riforma (ib. c. 11), e fu di nuovo nel 1553 inviato alla Dieta di Augusta, ove però appena giunto, e udita la nuova della morte di Giulio, dovette tosto far ritorno in Italia (ib. l. 13, c. 1). Avea egli frattanto nel 1550 rinunziato il vescovado di Modena a Egidio Foscarari domenicano, di cui diremo in questo capo medesimo, e nel detto anno 1553, fatto vescovo di Novara, pubblicò alcuni decreti per la riforma di quella Chiesa (Ughell. Ital. sacra, t. 4 in Episc. Novar.). XXII. Avea finallora il Morone goduti tranquillamente i premii e gli onori al raro suo merito giustamente dovuti. Ma sotto il pontificato di Paolo IV cambiossi scena; e questo uomo, sì celebre per tante fatiche a difesa della Religion sostenute, si vide trattato come uno de’ più pericolosi nimici della medesima. Era Paolo IV uomo d’incorrotta giustizia, di ardente zelo, d’innocenti costumi. Ma la soverchia severità, l’indole sospettosa, l’età avanzata, il predominio che ne avean preso i nipoti, faceano che gli paresse di essere continuamente fra lacci ed inciampi; e alterando gli umori, e con essi la fantasia, lo conducevan sovente a tali risoluzioni, ch’ egli stesso avrebbe in altro tempo disapprovate. L’ esempio del A ergerio che, dopo aver sostenute più nunziature, avea