Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/499

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SECONDO 4^" ma lonlanissimo da qualunque sospetto in materia di fede (Pallav. l. 14, c. 15). Nè di ciò pago il nuovo pontefice » per dargli un giusto compenso della sofferta ingiuria, dopo la morte del cardinale Gonzaga, il destinò presidente al concilio di Trento, che per la destrezza e pel senno singolarmente di questo grand' uomo ebbe poi felicissimo compimento. Frattanto avea egli rinunziato nel 1560 il vescovado di Novara a Giannantonio Serbelloni vescovo di Foligno (Ughcl. I. cit.). Morto poi il Foscarari nel 1564, tornò il Morone, secondo il diritto già riserbatosi, al vescovado di Modena, cui poscia cedette di nuovo a Sisto de Vicedomini domenicano nel 1571 (id. t. 2 in Episc. Mut.; Vedriani, Stor, di Mod. t. 2, p. 575), ed ebbe successivamente diversi di quei vescovadi poprii de’ vescovi cardinali, cioè di Pales trina, di Frascati, di Porto e di Ostia. XXIII. La stima che il Morone nel corso di tanti anni e nel maneggio di tanti affari avea ottenuta, il fece credere a molti degnissimo di salire sulla cattedra di S. Pietro, e reggere quella Chiesa per cui avea egli sostenute tante fatiche, e perciò dopo la morte di l’io IV non fu molto lungi dall esservi sollevato. Ma eletto in vece Pio V, il Morone continuò a starsene in Roma, e a giovare coll opere e col consiglio alla Chiesa. A lui dovettesi principalmente la fondazione del collegio germanico, di cui e fu egli il primo a risvegliare le idee nell animo di S. Ignazio, e giovò poi molto a stabilirlo più