Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/500

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y¡86 LIBRO fermamente a tempi di Gregorio XTII (V. Cor dar. Ifist. Coll, gorman. I. i. 2). Questo pontefice bramoso di por fine una volta alle civili discordie da cui Genova era miseramente sconvolta, vi mandò nel 1575 il Morone, il quale sì destramente adoperossi insieme con Matteo Senarega e co ministri dell imperadore e del re di Spagna, che stabilita una nuova forma di governo, di cui vuolsi che foss'egli principalmente l'autore, quella città cominciò finalmente a viver tranquilla (V. TI man,1.(01). Dallo stesso pontefice fu inviato Tanno seguente all’imp Massimiliano II affin di placarlo co’ Palatini polacchi che dopo avere a lui destinato il loro regno, aveanlo poscia conferito a Stefano Battori, e gli fu ancora 01 dinato di passare nelle Fiandre, per rimettere in quelle provincie la tranquillità e la pace; nel che però l’altrui colpa non gli permise di riuscire all’intento; nella qual occasione passando per Dilinga, e veggendo la povertà del collegio che ivi aveano i Gesuiti, promise di sovvenirlo con 200 annui scudi, finchè vivesse (V. Pogian. Epist. t. 3, p. 238). Tornato a Roma, ivi finì i suoi giorni nel primo di dicembre del 1580, ed ebbe sepolcro nella chiesa della Minerva, e si può veder presso molti l’iscrizione ond’esso fu ornato. Ma più assai di qualunque iscrizione ne renderanno gloriosa a’ posteri la memoria le grandi cose da lui operate e sofferte a vantaggio della Chiesa, e le rare virtù di cui fu in ogni tempo modello ed esempio. Le continue fatiche perciò da lui sostenute non gli permisero di lasciarci molli