Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/505

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SECONDO 49* alla Chiesa, fu sorpreso in Trento da mortal malattia. Il suddetto P. Lagomarsini ha pubblicate più lettere scritte in quel tempo dagli altri due legati, i cardinali Osio e Simonetta, al cardinale Borromeo, che sono un grande elogio di questo loro collega: Egli si è questa mattina, scrivevan essi a’ 15 di marzo del 1563, comunicato un altra volta, et ha presa l’ estrema unzione, et se ne sta aspettando l' hora, che Dio lo chiami, con tanta quiete d animo, ch’ è quasi incredibile a chi nol vede. Nella persona sua fa la Santità di N. S. una grandissima perdita, che così facilmente non se ne potrà ristaurare, et siam costretti a dolercene con esso lei gravissimamente, et a raccomandarle con tutto l animo questa povera famiglia sua, che ora restando senza patrone, il quale per haver poco, poco le ha potuto dare, et lontana tante et tante miglia da casa sua, ha bisogno di esser dalla cortesia di Sua Beatitudine sovvenuta (ib. p. 280). Egli morì in fatti a" 17 di marzo; e Egidio Marchesini domenicano ne recitò l orazion funebre, che stampata allora è stata poi inserita dal P. Ossinger nella sua Biblioteca. XXV. Gli onori a cui col suo sapere e co suoi studi pervenne il cardinale Seripando, potrebbon provarci abbastanza ch ei fu uno de più illustri teologi di questo secolo. Nè ei fu solamente teologo, ma ogni altra sorta di sacra e di umana letteratura abbracciò con successo; e fu un dei pochi che sapessero abbellire ed ornare la stessa teologia, sicchè ella potesse piacere anche a’ nimici delle scolastiche sottigliezze. Quindi il Poggiano, in una lettera a lui