Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/569

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SECONDO 555 un Concilio, o per altra si trattasse qualche accordo, et assettamento, V. Eccell. vedrebbe ciò, che saprei fare. E si sottoscrive: Vergerio Vescovo di Capo d Istria. Più degna ancora d’osservazione è un'altra lettera che ivi pure conservasi, da lui scritta al medesimo D. Ferrante da Vilna a'6 di novembre del « 556, quando avea già apertamente abbracciato il partito de Protestanti. Dopo aver trattato di qualche affare di D. Ferrante, con che occasione, dice, io sia qui venuto, voglio anche dirlo. Son stato mandato da alcuni dei Principi dell Impero nel Ducato di Prussia per comporre certe differenze. Havendo dunque bill Palatino (di Vilna) saputo, ch' io v era, ha mandato per me, e m'ha fatto, per sua bontà, un mondo d honori. Egli è fatto de nostri in tutto e per tutto, e ha data fuori in stampa la sua confessione. Torno domani in Prussia, e poi ho da tornar in Polonia, e per quella via andrò al Sig. Duca di Virtemberg. V. Ill. S. adunque vede, che io travaglio, e volentieri: così piace a Dio.... Ben caro mi sarebbe, che questa fosse data a veder all' Ill. Sig. Cardinale (il cardinale Ercole Gonzaga) il quale non cesso di osservare e riverire, con tutto che io dubiti, ch' egli habbia alienato l animo da me, perchè ho lasciato il Vescovato, che sua Ill Signoria mi fece dare,, ec. E si sottoscrive: Servitor Vergerio. Passò poscia di fatto a Tubinga, chiamatovi dal duca di Vittemberga. Ivi nel 1562 abboccossi col nuncio Delfino, che ebbe qualche speranza di ridurlo sul buon sentiero. Ma ben si vide che nel cuor del Vergerio