Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/75

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PRIMO Gl Hcgglo. Non sarebbe perciò a stupire ch egli ridotto ad assai più stretti confini, e costretto a impiegare il denaro nell'assoldare le truppe, non avesse rivolto il pensiero a fomentare le scienze. Nondimeno, oltre le prove che ei diede del suo amor verso i popoli, a’ quali non volle mai che s'imponessero nuove gravezze (Murat. Antich. Est. par. 2, p. 3(Ì2), appena ei cominciò a respirare dalle lunghissime guerre, che tosto si accinse, come altrove vedremo, a far rifiorire l università di Ferrara, che fra l tumulto deiformi avea sofferto gran danno, nè mai volle fra le stesse angustie di lunghissime guerre, che venisse a" professori ritardato il dovuto stipendio (Jov. in Vita Alph. p. 58, ed. flor.). Ai’ tempi innoltre di Alfonso fu la sua corte frequentata da uomini dotti, di molti de’ quali dovrem parlare nel seguito di questa Storia. Il grande Ariosto fra gli altri, quanto mal soddisfatto mostrossi del cardinale Ippolito il vecchio, di che diremo tra poco, tanto ebbe ad esser contento della bontà con cui Alfonso lo accolse alla sua corte; perciocchè oltre le onorevoli ambasciate di cui incaricollo più volte, e oltre la carica che gli confidò di commissario della Garfagnana, lo ebbe sempre in conto di carissimo famigliare, il volle sovente alla sua tavola, e spesso gli fu liberale di grazie da lui chieste o per sè o per altri (Ariosto, sat. 7); anzi, se crediamo al Giovio (E log. Vir. l'ut. ili. p. 158, ed. Basil. 1577), colle liberalità del duca potè l Ariosto fabbricarsi una casa in Ferrara, ornata ancora in un ameno