Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/76

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(rj LIBRO giardino. Egli ebbe inoltre a suo segretario e confidente ministro Bonaventura Pistofilo da Pontremoli, uom celebrato pel suo amore verso de' dotti da tutti i poeti e da tutti gli scrittori ferraresi di quella età, e dal Bembo ancora, di cui abbiamo alcune lettere a lui scritte (t. 3, l 4). Parecchie ancora ne abbiamo del Calcagnini allo stesso Pistofilo, e frequente menzione ancora ne fanno Giglio Giraldi e Tito Vespasiano Strozzi, tra le cui Poesie abbiamo un magnifico elogio di Bonaventura (Carm, p. 145, ed. ald. 1513). Alcune Rime, benchè non troppo felici, se ne leggono in diverse raccolte, e vedremo altrove quanto diligente raccoglitor di medaglie ei fosse, e quanto sollecito nel ben conservarle. Così Alfonso, anche in mezzo al rumor della guerra, seppe amare le lettere, e ciò ch è più ammirabile, si è ch’ ei le amò quasi senza conoscerle; perciocchè le malattie frequenti a cui fu ne’ primi anni soggetto, non gliel permisero. Ma s’ ei non seppe far versi, nè disputar delle stelle, seppe acquistar tal fama nell arte militare, che fu uno de’ più celebri capitani del’età sua. E godeva innoltre egli stesso di occuparsi nel lavorare cannoni ed altre macchine per la guerra, e una fra le altre ne descrive il Giovio (Vita Alph. p. 27) da lui trovata, con cui a forza di acqua e colle braccia di un sol fanciullo più pestelli ad un tempo apprestavano una gran quantità di polvere da fuoco. XV li. Al tempo stesso che il duca Alfonso I mostrava in tal modo la stima in cui avea le