Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/77

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PRIMO 63 scienze, Lucrezia Borgia di lui moglie era ella pure protettrice de’ dotti e de' poeti singolarmente, tra’ quali il Bembo le fu carissimo; e secondo alcuni coltivava ancora la poesia italiana; intorno a clic veggasi il co. Mazzucchelli che di questa principessa ci ha date le più esatte notizie (Scritt ital. t 2, par. 3, p. 1751). Io passerò invece a parlare del cardinale Ippolito detto il Vecchio, di lui fratello, il quale come nel senno e nel valor militare, così ancor nell’ amor verso i dotti non gli fu punto inferiore. Principe di animo grande, anzi tacciato da alcuni come avido di usurparsi talvolta il comando che proprio era di Alfonso, in mezzo alle ricchezze ed al lusso non trascurò d’istruirsi nelle scienze più astruse, e compiacquesi di coltivare, più che ogni altra, la mattematica e la filosofia. Quindi Celio Calcagnini a lui dedicando la sua parafrasi delle Meteore di Aristotele, dice di avere spesso con lui parlato di quell’argomento, e che veggendo quanto egli si dilettasse così di questa, come di ogni altra sorta di scienza, avea determinato d’inviargli quella sua opera, perchè ei la unisse a quella ammirabile sfera, e a’ molti stromenti e a’ molti libri mattematici che avea presso di sè (Calcagn. Op. p. 426). Dalle Lettere del medesimo Calcagnini noi raccogliamo ch essendo questi col cardinale Ippolito in Ungheria nel 1518, e avendovi conosciuto Jacopo Zieglero mattematico a que tempi famoso, lo’introdusse nell’amicizia del cardinale; che questi ebbe molto piacere in vedere