Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/11

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SECONDO 61 I II. E tra essi dee annoverarsi tra primi Niccolò Leonico Tomeo, che odiando il barbaro metodo da tanti secoli introdotto di valersi delle antiche versioni di quel filosofo, e di seguire i delirii e le follie degli arabi comentatori, prese a esaminarne studiosamente le opere nel loro original greco, e a purgarle da’gravissimi errori ond’ erano imbrattate. Era egli nato in Venezia nel i45(5, come raccogliamo dall'epoca della sua morte, ed era oriundo dall’Albania, ove suo padre era nato. Studiò in Firenze la lingua greca alla scuola di Demetrio Calcondila Jov. in Elog.), e tanto in essa si avanzò, che potè poscia intraprendere ciò che non si era ancor fatto, a spiegare Aristotele nell’original testo greco. A tal fine fu egli chiamato a Padova fin dal 1497 come affermasi dal Facciolati (Fasti Gymn. patav. pars 2, p. 110). Egli era ecclesiastico di professione, e l’an 1502 a' 29 di marzo Bernardo de’ Rossi vescovo di Trevigi gli conferì la prepositura di una collegiata in (quella diocesi, detta di Montebelluno, come mi ha avvertito trovarsi espresso negli Atti di quella cancelleria vescovile l’eruditissimo sig can co Rambaldo degli Azzoni Avogaro da me altre volte lodato. Il Facciolati soggiunge che il Leonico passò poscia nel 1504 a Venezia a tenervi scuola di lingua greca e latina, e che ivi finì di vivere nel 1531. E potrebbe forse essere avvenuto che il Leonico passasse per qualche tempo a Venezia. Ma se ciò accadde, è certo ch’ei tornò indi a Padova, e che questo ne fu l’ordinario soggiorno. Egli vi era in fatti, quando vi venne il Polo verso il ìSao;