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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/12

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Già LIBRO perciocché il Becca dell* nella Vita di questo gran cardinale racconta che in Padova egli ebbe a suo maestro il Leonico, uomo dottissimo, e che lo udì spiegare in greco molti libri d’Aristotele e di Platone. In Padova egli era parimente nel 1525 quando il Bembo scrivendo di colà al Giberti faceane questo elogio: M. Leonico... uomo e di vita e di scienza Filosofo illustre, e dotto egualmente nelle Latine e nelle Greche Lettere; ed è sempre visso e di morato in esse, lasciata agli altri l’ ambizione e la cupidigia delle ricchezze, nè mai ha procurato pure con l'animo altro che sapere insino a questo dì, che è per ventura il settantesimo anno della sua vita, nel qual tempo egli è di prospera e sanissima vecchiezza (Op. t. 3, p. 52). Il Facciolati si fonda su una lettera del Cardinal Bembo a Vettor Soranzo scritta da Venezia a'28 di aprile del 1531 in cui scrive: Il nostro buon M. Leonico l’ altro dì finì la sua vita, che m ha dolorato grandemente ivi. p. 156). Ma il Bembo non afferma ch’ei morisse in Venezia; e in men di due giorni poteva ben egli aver avuta da Padova la nuova di quella morte. Aggiungasi che Erasmo, gran lodator del Leonico (in Ciceron.), ci mostra ch’ei morì veramente in Padova. Perciocchè scrivendo da Friburgo al Cardinal Polo a’ 25 d’agosto del 1531, Opinor, gli dice, J.conicum virimi optimum jam reliquisse terras: nam ante menses ferme quator quidam Patavio rediens nunciabat, illum id temporis decubuisse desperantibus Medicis (Epist. t. 2, ep. 1197). Frattanto la lettera del Bembo ci dà l epoca certa della morte del