Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/110

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7 » O L1DR0 in lode dell’Astronomia, che si legge nel primo tomo delle sue opere. L’ingegno e l’erudizione di cui era fornito, gli conciliarono molta stima; ma la brama di mostrarsi perito astrologo il condusse a mal partito, e gli fece a suo costo provare che mentre predicava le altrui sventure, non provedeva le sue. Perciocchè avendo egli pronosticato a Giovanni Bentivoglio, che perduto avrebbe il dominio di Bologna, questi sdegnatone, gli fe’ dare pubblicamente cinque violenti tratti di corda (Boccalini, Ragg. di Parn. cent 1, ragg. 35). Il qual racconto è stato dal Borsetti troppo alterato, dicendo che Luca fra quel tormento perdette la vita (Hist. Gym. Ferr. t. 2, p. 111). E forse a ciò volle alludere lo stesso Gaurico, quando dedicando al Cardinal Cristoforo Madrucci il suo Trattato sulla Sfera, così gli dice: Quippc durn tu adoIcsccns in Chi tate Felsinea literarum studiis invigilares, me insontem in carceri bus detrusum in praetorio a lictoribus et impiis latronum manibus atque lividorumerum insidiis eripuisti cum honore maximo (Op. t. 1, p. 12). Passò indi a Venezia, e di là a Roma nel 1535 (ib. t. 2, p. ove Paolo III, ch è accusato comunemente di non essere stato troppo alieno dal credere agli astrologi, nel 1545 il nominò vescovo di Civitate nel regno di Napoli con 300 ducati d’ oro di rendita, e innoltre 10 scudi d’ oro al mese, e le spese necessarie a lui, a due servidori, a due mule e a un cavallo (ib.). Cinque anni appresso rinunciò al suo vescovato, e tornossene a Roma a coltivare tranquillamente i diletti suoi studi astronomici,