Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/153

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SECONDO --53 scrii lori di quel secolo e pel vasto sapere di cui fu fornito, e per le rare virtù che ne accrebbero il lustro. L’opera da noi accennata s’intitola: La Pratica della Prospettiva; e fu stampata in Venezia nel 1568. Essa è, come ho detto, il primo compiuto trattato di prospettiva che si abbia alle stampe; benchè il Barbaro, secondo ciò che nel titolo del libro dichiara, si attenga più alla pratica che alla ragione e alla dimostrazione. Egli ancora, come il Pacioli, è da alcuni accusato di aver fatte sue le fatiche di Pietro dalla Francesca. Ma, come avverte Apostolo Zeno (Note al Fontan. t. 2, p. 382), converrebbe aver tra le mani i libri di questo secondo scrittore per giudicarne. E oltracciò, il Barbaro stesso sinceramente confessa di aver prese alcune cose dal detto autore; il che egli sfuggirebbe verisimilmente di confessare, se sapesse di averlo interamente spogliato. Delle altre opere del Barbaro, sì edite che inedite, si può vedere il diligente catalogo del co. Mazzucchelli. Pregevolissima tra le altre è la traduzion di Vitruvio, insiem co’ Comenti sul medesimo autore, opera che per giudizio del march Poleni (Exercitat. Vitruv. 1, p. j)3) non è inferiore ad alcuna di quelle che su quell antico maestro d’architettura sono uscite alla luce. L’ eloquenza ancora fu da lui illustrata e co’ suoi Comenti latini su’ Libri rettorici d’Aristotele, tratti da Ermolao Barbaro suo prozio, e col suo Dialogo italiano dell'Eloquenza. Agli studii profani congiunse il Barbaro i sacri; e recò dal greco in latino la Catena di molti Padri greci sopra tutti i Salmi, benchè se ne Tiraboschi, Voi XI. 10