Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/161

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SECONDO <761 educare in un monastero due figlie che gli eran rimaste, e dato un perpetuo addio alla medicina, tutto si diede alla matematica, e in essa giunse presto a tal fama, che Guidubaldo duca d’Urbino il prese e il tenne più anni a’ suoi servigi; finchè venuto a quella corte il Cardinal Ranuccio Farnese, cognato del duca, amantissimo di tali studii, questi formò tal concetto del Commandino, che chiestolo con grandi istanze al duca, lo ottenne e seco il condusse a Roma. Ivi fu conosciuto da’ dotti uomini che vi erano in gran numero, e fra essi dal Cardinal Marcello Cervini, che a lui ancora fece parte di quella munificenza di cui era liberale a tutti i coltivatori delle scienze. Anzi, poichè fu eletto pontefice, il volle tosto alla sua corte. Ma mancatogli pochi giorni appresso un sì onorevol sostegno, tornò il Commandino alla corte del suo cardinale, e vi stette finchè questi visse, cioè fino al 1565. Tornò allora ad Urbino, e visse nella paterna sua casa, immerso ne’ proprii studii, finchè il duca Francesco Maria figlio di Guidubaldo, ad imitazione del padre, nol chiamò a' suoi servigi. Egli allora prese a spiegare non solo a quel principe, ma anche ad Alderano Cibo, figlio del marchese di Massa, che viveva con lui, gli Elementi d'Euclide. Il desiderio di attendere più tranquillamente all’edizion di più opere, gli fece chieder congedo dalla corte, e l’ottenne. Ma poco potè goderne; perciocchè sul finir dell'agosto del diede fine a' suoi giorni: e narra il Baldi, il quale in quell’ estremo gli fu assistente, che anche sugli ultimi momenti del viver suo ei non