Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/178

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778 LIBRO era allora in Bologna; poiché il Serbo, clic in quest’anno stampò il suo quarto libro d*Architettura, nominando al fine di esso molti dotti in architettura, ch’erano in diverse città d’Italia, dice: In Bologna mia patria il Cavali e r Bocchio, il giudizioso M. Alessandro Manzolo, c Cesaiv Ccs arcano Lombardo. Quindi ciò eli e del Cesai iano narra il Vasari (Vite de' Pitt. t. 3, p. 86, ed. Fir. 1771), cioè ch’egli comentò Vitruvio, e disperato di non averne avuto quella remunerazione, che egli si aveva promessa, diventò sì strano, che non volle più operare, e divenuto salvatico morì più da bestia, che da persona, a me pare una favola; poichè veggiamo ch’ei visse circa vent'anni almeno dopo quella edizione, e ch era allora in Bologna assai riputato nella sua arte. Non molto è l’utile che da questa edizione si può raccogliere, sì pel barbaro stile in cui essa è distesa, sì perchè i comenti non son molto felici. Ottimamente però riflette il march Poleni, che di essa si può dire, come già diceva Virgilio delle Poesie di Ennio, che dalle stesse sozzure avvien di raccoglierne qualche grano d’oro. Francesco Lucio di Castel Durante, detto ora Urbania, nel 1524 pretese di darci una nuova e miglior traduzione di Vitruvio, che fu stampata in Venezia. Ma essa veramente, come osserva il suddetto scrittore (l. dtp. 34), è la stessa stessissima che quella del Cesariano. trattone qualche cambiamento d’ortografia. Non molto più felice fu l’opera in ciò prestata da Giambattista Caporali perugino, scolaro di Pietro Perugino, e pittore ed architetto al medesimo tempo, morto circa il i56o