Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/211

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SECONDO 8 I I dedicò agli ambasciadori dell imperadore e del re di Francia, che risiedevano in Costantinopoli. E questi pensavano a fare sciogliere dalle catene, e ad ottenere la libertà a un uom sì famoso. Ma dall imprudenza di alcuni condotto, non si sa come, troppo per tempo all’albergo dell ambasciadore imperiale, fu ivi arrestato, ricondotto alla carcere, e nella notte de 27 di marzo i5j2 barbaramente strozzato, come lasciò scritto nel suo Diario l ambasciadore medesimo, le cui parole si riferiscono innanzi al mentovato trattato de Equuleo. Così finì infelicemente di vivere, e probabilmente in età ancor fresca, un dei più dotti scrittori e un de più valenti architetti e ingegneri militari che avesse in questo secol l Italia. LVI. Il Castriotto ebbe a sua patria Urbino, e di esso dice lo stampatore Rutilio Borgominiero, nella dedica dell opera, che fu così honorato et havuto caro da' due supremi Monarchi, il gran Carlo e 7 potentissimo Re Arrigo di Francia, che havendo ottenuto da amendue carichi di singolare importanza, ultimamente rendè l’ anima a Dio in Cales, dove per comandamento del Re risiedeva con titolo di Generale sopra le Fortezze di quel Regno. In fatti in que capi dell opera che a lui appartengono, ei fa sovente menzione delle fortificazioni da sè fatte in Francia, e anche in Italia, e nomina fra le altre cose quelle fatte sotto la Mirandola, delle quali ci dà ancor le figure al fine dell opera. per non parlare ora di Roma, del suo Rorgo, di Pali ano, d Anagni, e di Semionda 7 e non toccando olirà di