Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/214

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8l4 LIBRO come accenna ancora nella dedica all’imp Massimiliano II, architetto del duca di Ferrara. Ei narra ancora di essere stato architetto nel palazzo Farnese in Roma (l. 3, c. 2), e in quello di s Maria di Loreto (ivi, c. 12). Niun opera d'architettura fu stampata più magnificamente di questa, o si abbia riguardo alla grandezza e alla qualità della carta, o all’ ampiezza del margine, o alla bellezza del carattere tutto corsivo e ben incise sono ancora le aggiunte figure in rame. L’Alghisi si mostra in questa sua opera buon geometra, e rileva, e parmi a ragione, gli errori de’ due suddetti scrittori 5 si protesta di aver molta stima del Castriotto, con cui avea già conversato in Roma; ma si duole insieme modestamente che abbia spacciata qual sua qualche invenzione che avea da lui appresa (l. 1, c. 9). Molte diverse maniere di fortificare egli propone e tende le difese fino a formare una fortezza di ventun baluardi. Nè è a dubitare che di quest’ opera ancora abbian potuto giovarsi gli scrittori più moderni, benchè essi abbiano poi condotta quest’ arte ad assai maggior perfezione. LVII. Lo stesso dee dirsi de Discorsi delle Fortificazioni, divisi in otto libri, di Carlo Teti napoletano, stampati la prima volta in Roma nel 1569), poscia venti anni appresso in Venezia. Nell’avviso a questa seconda edizione premesso, dice il Teti ch'egli avea in essi raccolto ciò di che avea già parlato più volte con Pompeo Colonna duca di Zagarolo e con Prospero di lui fratello, che mentre egli stava alla corte di Cesare, ov era anche al presente, alcuni senza /