Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/229

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SECONDO 82() Quando ei morisse, non c’è chi ’l dica. Due medaglie in onor di esso coniate si hanno nel Museo mazzucchelliano (t. 1, p. 3^4) » e una di esse è esattamente descritta da Apostolo Zeno (Note al Fontan.p. 410); presso il quale, come ancora presso l’Argelati (lì ibi Script, mediol. t. 2, pars 1,p. 812), più minute notizie si potran! leggere intorno all’ opere del Lomazzi e alle loro edizioni. LXII. Nè vuolsi qui tacer della musica, la quale non meno che le altre belle arti fu nel corso di questo secolo non poco illustrata. Un prete vicentino detto per nome Niccolò, di cui non sappiamo il cognome, e quanto alla vita sappiamo solo, come si è altrove avvertito (V. sup. p. 51), ch" ei fu al servigio de’ duchi di Ferrara, diè alle stampe in Roma nel 1555 L'antica Musica ridotta alla moderna pratica. Ei pretese in essa di darci un perfetto trattato di musica, e di scoprirne tutti i segreti per mezzo di uno strumento da lui ritrovato, a cui t!iè il nome di archicembalo, e che vien lungamente descritto da lui medesimo. Lieto di questa sua invenzione, per cui credette di aver renduto immortale il suo nome, ei pose in fronte al libro il suo proprio trattato colle parole: Nicolas Vicentinus anno aetatis suae xxxx:////, e all’intorno, Archicymbali Divisionis Chromaticique ac Enarmonici generis praticae inventor. E vuolsi ancora ch’ei si facesse modestamente coniare una medaglia che vedesi nel Museo mazzucchelliano (t. 1, p. 271), in cui al suo ritratto si aggiugne la figura dell" archicembalo colle parole Perfectae musicae divisionisque