Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/245

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SECONDO 8-|5 se fatta sopra il braccio destro di S. Giambattista (Lett alfJret L 2, p. *4?) > la qual però non ha mai veduta la luce. Il P. Niceron aggiugne a quest’ opere (Mém. des Homm. ill, t 23$) un trattato latino sull’Iride, citato nell’Indice della Biblioteca di Oxford, di cui io non trovo cenno presso altri. In un codice della libreria di S. Salvadore in Bologna trovansi due orazioni mss del Piccolomini, una della conservazione di Siena, l’altra in morte di Aurelia Petrucci, con altri opuscoli. Tutte queste opere furon da lui composte parte in Padova, parte in Roma, ove trattennesi per sette anni, e parte in Siena, ove in età avanzata si ricondusse. Anzi, come si afferma da Bartolommeo Taegio, egli compose la maggior parte dell' opere sue in villa, et in quel suo et tanto maraviglioso giardino di Siena, del quale è sparsa la fama per tutta Italia (Della Villa, p. 79). La moltitudine loro, e l’ erudizione e l’ingegno che in esse egli scuopre, gli conciliaron la stima di tutti i dotti, e celebre ne fecero il nome ancora tra gli stranieri. Quando nel 1573 Paolo di Foix fu inviato dal re Carlo IX ambasciadore a Roma, passò a Siena per conoscerlo, e lo storico de Thou allor giovinetto, che gli era compagno, ci narra come il trovarono solo in casa sepolto, per così dir, tra’ suoi libri, e ci descrive il piacer che recò loro l udirlo affermare che nell’età sua avanzata l’unico piacer di cui egli godesse, si era quello di passar le ore ed i giorni ne’ consueti suoi studj (Hist. ad an. i5'~8). Nel 1574 Gregorio XIII il nominò arcivescovo di Patrasso e