Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/26

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626 LIURO Niccolò Vernia filosofo in quella università assai rinomato, sostenne, secondo il sentimento d’Averroe, non esservi che un’ anima e un intelletto solo, e non darsi altre sostanze spi- j rituali, fuorché quelle che muovono i cieli. Queste opinioni eccitaron contro il Nifo tutti i teologi, ed egli correa gran pericolo, se il dotto e pio vescovo di Padova Pietro Barozzi non si fosse frapposto di mezzo, facendo che il Nifo correggesse alcuni passi del suo trattato, De Intellectu et Daemonibus. E per dare ancor più sicure pruove della sua fede, pubblicò j poscia Agostino il libro già accennato contro | l’opinione del Pomponazzi sull’ immortalità dell' anima. Partendo da Padova è probabile ch’ei ritornasse a Sessa. Perciocchè nella prefazione alle sue Dilucidazioni metafisiche, da lui cominciate in Salerno circa il 1507, egli narra che avendolo costretto le pubbliche calamità a ritirarsi a Sessa, Roberto Sanseverino principe di Salerno avealo a questa città condotto per tenervi scuola di filosofia. Da Salerno sembra ch’ ei facesse passaggio a Napoli, ov ei dice di aver compita nel 1510 l opera or mentovata, e il veggiamo in fatti annoverato dall Origlia tra’ professori di quella università (Slor. I dello Stud. di Nap. l. 2, p. 21). Ei fu ancora professore in Roma a tempi di Leone X (V. Caraffa de Archigym. rom. t. 2, p. 33o) (a), e (a) Agostino Nifo ebbe bensì da Leon X nel i.e>2o il grado di conte Palatino, ma non fu mai professore nella Sapienza di Roma, come ha osservato il sig. ab Marini (Degli Archiatri pontif. t. 1, p. 289), il qual nc