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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/267

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SECONDO St>7 vedova madre non potendo sostenere la spesa di mantenerlo agli studii, il richiamò a Siena, ov’egli esercitando quell'arte, arricchitosi in breve tempo, lasciata quasi del tutto la pratica, prese a coltivare più tranquillamente quello studio medesimo. Ma questo racconto non è esatto, perciocchè è certo che il Mattioli venuto a Roma sul (fine del pontificato di Leon X, cioè in età ancora assai giovanile, vi stette fino al 1527. Ed egli medesimo fa menzione del suo soggiorno in quella città a tempi di Adriano VI (Dial de Morbo gall. p. 233, ed. Francof. 1598). Negli Elogi degl'illustri Toscani si afferma ch’ei fu in Siena scolaro di Ugo Benzi. Ma se altro medico di questo nome non v’ ebbe che quegli di cui abbiamo alla stampa più opere, ei non potè certamente esser maestro del Mattioli, poichè abbiamo veduto ch’ei finì di vivere prima della metà del secolo precedente. Io credo che da Roma ei passasse o immediatamente, o dopo breve intervallo, alla corte del Cardinal Bernardo Clesio vescovo e principe di Trento, come dalle cose che or ne diremo, sarà manifesto. Giovanni Odorico Melchiorri trentino, in una sua lettera al Mattioli (Matth. Epist. medicin, l. 5), gli ricorda che quel cardinale cancelliere del re de’ Romani avealo avuto in sì grande stima, che il volea sempre a suoi fianchi, e che non solo nelle cose spettanti alla sua sanità, ma anche ne’ più grandi affari voleane udire il consiglio; tanto egli pregiavane non solo la dottrina, ma ancora il senno; che quattordici anni era il Mattioli vissuto nella valle Anania nel distretto di Trento, e che ivi tutti que’ popoli