Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/327

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SECONDO C)2~ che vi s’incontrano frequentemente, ei mostra in esse una modestia e una sincerità sì grande, che pochi esempj se ne troveranno. Egli credeva di avere scoperto prima di ogni altro il terzo ossicello dell orecchio, che dicesi staffa. Gli vien detto che prima di lui avealo scoperto Filippo Ingrassia siciliano, ed egli cede tosto il campo, e ne dà la lode al primo ritrovatore: Quamvis ali quando menni hoc dixerim, aliique illud idem de se affirmarint, Deus tamen gloriosus scit, Ingrassiae fuisse inventum (Observ. anat. Op. t. 1, p. 48). Parlando di un’altra scoperta, quasi ei temesse che alcuno gliene desse la gloria, si protesta ch’ essa è dovuta a Giambattista Canani. Hoc equidem meum inventum non est sed Joannis Baptistae Canani Ferrariensis Medici (ib. p. 74)- C011fessa che nel curare le rotture del cranio egli ha più volte peccato per ignoranza, e che ben cento uomini per sua colpa son morti: Advertatis quaeso: ego fui in causa mortis centum hominum ignorans causam hanc (in l. Hipp. de vul. cap. l. 17). Con qual modestia finalmente conchiude egli le sue osservazioni anatomiche, chiedendo in certo modo perdono s egli ha osato di discostarsi dalle altrui opinioni, e da quelle singolarmente del suo maestro Vesalio! Atque utinam neminem ex iis, ad quorum manus libellus hic pervenerit nostra (quod summopere exopto) offendat oratio, cum in ipso nihil a me scriptum est, quod alios anatomicos laedere valeat, si justi aequique vel ipsius aestimatores esse velint. Omnes enim, qui adhuc vivunt, amo ac colo, et