Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/328

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9^8 LIBRO itlorum quoque. qui mortui sunt, manibus optime precor, nullius illorum gloriae aut laudibus invidens, cum tam vastus sit optimae existimationis campus, ut inde unusquisque maxima ornamenta sibi colligere possit sine detrimento alienae gloriae. Quod si aliquando divino Vesalio aut alicui alii anatomico non lubens, sed inscius potius vel invitus vulnus aliquod inflixi, oro, ut hoc antidoti loco a me acci piani quod aut imprudenter erravi, aut, si vera protuli, omnia ipsi praesertim Vesalio accepta refe.ro, quoniam ita mihi viam stravit, ut ulterius licuerit progredi, quod numquam certe hac ope destitutus facere potuissem. Oltre le opere ne’ tre tomi racchiuse, si ha alle stampe sotto il nome del Falloppio un libro italiano di Segreti, che da alcuni credesi di altro autore, nè io ho agio di trattenermi su tal quistione. Alcune lettere italiane se ne hanno tra quelle scritte ad Ulisse Aldrovandi (Vita deltAldr. o. 194, ec.), dalle quali si trae che egli era in qualche trattato di passare a Bologna, ma che insieme, benchè in età giovanile, era in assai cagionevole stato di salute. Perciocchè in una sua de’ 16 di marzo del 1557, esortando l’Aldrovandi a moderare le sue fatiche e il suo studio, Specchiatevi in me, gli dice (ivi, p. 198), il quale era tuttofuoco, c dalla fatica sono ridutto a mal termine in guisa, che se voglio star sano mi conviene mangiare una volta solo il giorno, et non essere huomo quasi, et con stento ancor mi mantengo. In fatti questo sì dotto e sì amabile professore morì in età troppo immatura, cioè circa i trentanove