Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/33

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SECONDO 633 e nello spiegare le opere di quell antico filosofo, e nell assoggettar la natura alle leggi ch’ ei prescritte le avea. Che giova dunque il trattenersi in riconoscere le loro opinioni, o, a dir meglio, i loro errori? E a qual fine occuparsi in ricercare le più minute notizie della vita di tali autori, le cui opere or si giacciono dimenticate, mentre tanti e tanti altri che assai più utilmente esercitarono il loro ingegno, sembrano invitarci a favellare di loro? Scorriam dunque di volo la lunga serie de famosi Peripatetici di questo secolo, della maggior parte de quali, chi pur le brami, potrà trovare ampie notizie presso il Bruckero e presso gli altri scrittori da lui citati. Jacobo Zabarella erede dell’indefesso ardore nel coltivare gli studii, che Padova avea già ammirato in altri di questa nobil famiglia, altrove da noi rammentati, dal 1564 fino al 1589) in cui finì di vivere, fu professore di filosofia nella stessa città. avuto in conto di uno de’ più illustri, e onorato perciò dal Senato veneto, che fra le altre cose gli fece contare mille zecchini per dote di una sua figlia y e richiesto ancora, come altrove si è detto, ma invano, con offerta di ampio stipendio da Stefano re di Polonia, pubblicò molte opere a illustrazion d’Aristotele, e si occupò principalmente in commentarne la Logica e la Dialettica (V. Facciol. Fasti, pars 3, p.:>.So, 284, 289, 296; Brucker. t 4, p. 100, ec.). Due Piccolomini Alessandro e Francesco, celebri amendue in questa sorta di studii, produsse nel corso di questo secolo Siena. Ma di amendue ci riserbiamo a dire, ove tratteremo degli scrittori