Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/341

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seco:, no «jqi partito. Ella è questa una quistione troppo famosa, perchè noi possiam dispensarci dall esaminarla con qualche attenzione. Molti affermano che in niun modo posson gloriarsi i moderni di tale scoperta, e che la circolazion del sangue fu nota ad Ippocrate e ad altri medici antichi, e fra essi più recentemente di tutti sostiene questa opinione M. Dutens nella bella sua opera intitolata: Recherches sur. l'Origine des découvertes attribuées aux Modernes (t. 2, p. 39, ec., ed. Paris. 1766). Egli reca i passi d’Ippocrate, ne’ quali dice che il sangue si va aggirando per tutte le membra a guisa di un fiume di Platone che afferma lo stesso, e aggiugne che quando il sangue s’ingrossa, corre più lentamente; di Aristotele che nomina e le vene e le arterie, e accenna la comunicazione ch’esse hanno tra loro; di Giulio Polluce che nomina le due cavità del cuore, una delle quali comunica colle vene, l’altra colle arterie, e di altri antichi scrittori che, quai più quai men chiaramente, descrivono la circolazione del sangue. Ma questi passi, a dir vero, ci pruovan bensì che gli antichi conobbero che il sangue aggiravasi per le vene; ma che ne conoscessero il modo, l economia e le leggi, nol pruovano certamente (*). E panni ridicola la rispdsta che (*) Il sig. ab Lampillas (Saggio, par. 2, t. 2, p. 241) mi ricorda a questo luogo che Seneca conobbe la circolazione del sangue. Io il sapeva; ma poichè ippocrate e Platone tanto prima di lui aveanne anche più chiaramente parlato, non ho creduto che giovasse il farne menzione. Egli poi vuol persuadersi che a Michele Serveto si dee veramente questa scoperta, c reca il passo