Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/38

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638 LIBRO eoque iilius ingerì irmi ita admiratus erat, ut non multo post Marino Caballo V. C. ac Patavini Gymnasii moderatori auctor fieret hominis ar~ ccsscndi, atque amplissimo interpretandi munere cohonestandi. Molto ancora vien egli lodato dal Castellani in una sua lettera, ove afferma di non aver mai udito alcun altro che disputasse con maggior sottigliezza ed ingegno (Epist. l. 3, p. 87"). L’anno 1567 prese a sua moglie in Mantova una della famiglia degli Aldegati, come scrive Silvio Pontevico a D. Cesare Gonzaga signor di Guastalla a’ 10 di novembre del detto anno (Lett mss. dell Arch. di Guast). Ei passò poscia a Bologna, e fu ivi ancor professore, benché Y Ali dosi non ne faccia menzione, ed ivi ei pubblicò l’ opera intitolata: Federici Pendasii Mantuani Philosophi acutissitni, in antiquissimo Bononiensium Gymnasio e supremo loco unice profitentis, Physicae auditionis texturae libri VIII, stampata in Venezia nel 1603 e da lui dedicata al duca Vincenzo Gonzaga, ch è l’unica opera del Pendasio da me veduta. Vili. Ad essi aggiugne il Bruckero (t. 4 » p. 229) Francesco Vimercati milanese, il quale dopo aver coltivati gli studii in Bologna, in Pavia, in Padova, passato a Parigi, fu ivi nel 1540 ricevuto in quella università (Bulaeus Hist. Gymn. paris. t. 6, p. 934), e fu il primo che in essa dal re Francesco I fosse nominato pubblico professore di filosofia greca e latina (V. Gaillard, Hist. de Francois I t. 7, p. 348). Egli fu medico della reina moglie di Francesco I. Nel 1561 era tuttora professore in