Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/381

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SECONDO gS 1 XXXV. Io non andrò discorrendo per le altre università italiane, e annoverando gl’illustri medici che in esse fiorirono, poichè e quelli che finora abbia ni rammentati, e quelli de quali ci rimane a parlare, illustrarono per la più parte non la sola università di Padova, ma quelle ancor di Bologna, di Pisa e le altre tutte d Italia. Seguirò in vece a scegliere tra l’infinita serie de’ medici alcuni di quelli che o per le opere loro, o per altra ragione son degni di special ricordanza. Alcuni di que’ che già abbiam nominati, eransi esercitati nel recar di greco in latino le Opere d'Ippocrate, di Galeno e di altri medici antichi, co.ne si è osservato. Ad essi debbon aggiugnersi tre Modenesi che nel corso di questo secolo in ciò s'impiegarono. Alcuni opuscoli di Galeno, tradotti da Lodovico Bellisario modenese, trovansi citati dal co. Mazzucchelli (Scritt. ital t. 1, par. 2, p. 693). Ma del traduttore io non ho altra notizia, se pure ei non è lo stesso che quel Bellisario Gadaldini pur modenese e medico in Venezia, a cui dobbiamo l’edizione dell’Opere del Trincavello (a). Questi era figliuolo di Agostino Gadaldini che nella stessa città esercitava con molta fama la medicina. A lui abbiamo una lettera di Jacopo Bonfadio scritta da Padova nel 1543 (Bonfadio, Lett. p. 61), nella quale (rr) Sembra certo clic Lodovico Bellisario debba distinguersi da Belisario Gadaldini. Di nmendue si è parlato nella Biblioteca modenese (l. 1, p. 210, f. a, p. 376), ove pure si è più ampiamente trattato di Agostino Gadaldini.