Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/387

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6FC0NDO qSq esatte notizie il P.Xalvi (Scena letter. di Scritt. bergam. par. 1, p. 167). Ei dice che fu figliuolo di un certo Ranaldo maestro di scuola, e che da suo padre medesimo fu istruito ne’’primi elementi della letteratura, e inviato poscia a Padova, perchè vi apprendesse le scienze. Nè in ciò dice cosa che non sia verisimile. Ma ciò ch’egli ed altri aggiungono, che in diverse università d’Italia fosse professore di filosofia e di medicina, io temo che non si possa abbastanza provare. Certo nelle Storie di.quelle di Bologna (*), di Ferrara, di Pavia, di Pisa io non ne trovo menzione alcuna. Nella sola università di Padova abbiam monumenti sicuri che cel dimostrano professore. Nel determinare però il tempo, molto tra lor son discordi i due più recenti scrittori della Storia di essa, il Papadopoli e il Facciolati. Il primo ci narra (Hist. Gymn. patav. t. 1, p. 297) che prima ancora della lega di Cambray cominciò a salir sulla cattedra. Il secondo afferma (Fasti Gymn. patav. pars 3, p. 348) che solo nel 1523 diede ivi principio a insegnare. Secondo il Papadopoli ei fu dapprima professore straordinario di medicina pratica, poi ordinario della medesima in secondo luogo, e finalmente lettor di teorica in primo luogo. Secondo il Facciolati fu prima (¥) Il eh. sig. conte Giovanni Fantuzzi mi ha avvertito eli’ io non mi sono ingannato credendo che Francesco Vettori non fosse mai professore in Bologna, perciocché il norfie di esso non trovasi mai Registrato ne’ Botoli di quella università; il ’che pur vuoisi di Lucilio Maggi, ossia Filalteo, della cui lettura in quello Studio, che da alcuni si narra*, io ho dubitato a ragione.