Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/405

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SECONDO 1005 vivesse il Filalteo in Torino, nè ove nè quando morisse. Egli era sacerdote, come dal Ghilini si narra, e confermasi dal titolo di reverendo datogli in uno de’ sopraccennati decreti. Delle opere da lui pubblicate si può vedere il catalogo presso l Argelati (Bibl. Script, mediol. t. 2, pars 2, p. 2145). Egli crede che anche un secondo tomo di Lettere del Filalteo possa aver veduta la luce. Ma io nol veggo mentovato da alcuno. Par nondimeno che assai maggior fosse il numero dell opere da lui divulgate perciocchè nella dedica sopraccitata dell opuscolo intitolato Methodus redi nudi ci/ras, stampato nel i5(55, ei dice di non aver lasciato passare alcun anno in cui non mettesse fuori qualche opera: Quippe cum usque ad id aevi nullum elapsum sit anni curriculum sine aliqua editione in omni genere artium praeter Theologiam et Civilem disciplinam. E abbiam veduto fra le altre cose, ch’egli avea intrapresa la traduzione delle Orazioni di Demostene; ma non sappiamo se esse fosser mai pubblicate; e forse più altre opere di quest’ uomo instancabile e valoroso sono perite. ancora nell*opuscolo di Anastasio Germonio intitolato Pomeridianae Sessiones, ivi pure in Torino nel i58o, di cui si è parlalo a lungo nel Giorual modenese (l. 39, p. iq3, ec.). Il eh. sig. Vincenzo Malacarne mi ha poi avvertilo che il Filalteo morì in Torino l'anno 1578, lasciando eredi i poveri, e nominando esecutore testamentario D. Gregorio Benvenuti da Lucca, professore di teologia, il «piale l’anno seguente, per soddisfare al desiderio dell’amico defunto, ne pubblicò in Torino i Conienti su’ libri di AristoLile intorno all’anima.