Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/443

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legisti di scrivere con ordine e con precisione. Ma ad imitar l’Alciati richiedevasi un acuto e penetrante ingegno e un indefesso studio della seria e della piacevole letteratura, e pochi eran perciò, che potessero, pochissimi che volessero imitarlo. Quindi assai scarso numero di seguaci egli ebbe; e la giurisprudenza, la qual pareva che dovesse sotto gli auspicii di quel grand’uomo risorgere dal suo antico squallore, ricadde tosto nell’ usata barbarie; perchè parve a’ giureconsulti più agevole la via finallora battuta, che la nuova additata lor dall’Alciati. Ciò non ostante non voglionsi dimenticare del tutto que’ giureconsulti e que’ canonisti che furono allor più famosi, e noi de' principali tra essi ragioneremo con quella maggiore o minore estensione che il loro nome e le notizie che di essi si hanno, ci sembrerà che richiedano, seguendo qui ancora comunemente, come in addietro si è fatto, l’ordine del Panciroli; e aggiugnendo altri, ove sia d’uopo, da lui passati sotto silenzio. E riguardo a’ giureconsulti di questo secolo il Panciroli è autor comunemente degno di fede, perchè ei ragiona d’uomini vissuti per lo più a' suoi tempi.

II. Alberto Bruni astigiano1 e Carlo Ruini reggiano sono i due primi ch'egli ci schiera

  1. Il Bruni non fu veramente astigiano, ma oriondod’Acqui e del borgo di quella città detto Moirano. Fu consigliere de’ marchesi di Saluzzo, e poscia membro del Consiglio ducale in Asti, ed ebbe anche il feudo di Ferrere nell’Astigiano, come mi ha avvertito il ch sig. Vincenzo Malacarne.