Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/536

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II36 LIBRO questo esempio non eccitasse più altri?d abusarne, fece sospenderne la pubblicazione; e questa compilazione, in cui il Germonio avea gran parte, giacque dimentica. Solo alcuni anni dopo, Pietro Mattei giureconsulto di Lione compilò similmente un settimo libro di Decretali, il quale, benchè non sia stato solennemente approvato, si suol però aggiugnere alle più recenti edizioni del Diritto canonico. Il Germonio frattanto essendosi fatto conoscere qual uomo nella scienza non solo de Canoni, ma nel maneggio ancor de negozii espertissimo, i duchi d Urbino e di Savoia lo incaricarono de’ lor affari presso la Sede apostolica, Ricusò i vescovadi (d Asti e di Saluzzo; ma gli convenne accettare l’arcivescovado di Tarantasia nella Savoia. Finalmente mandato dal duca di Savoia Carlo Emanuele suo ambasciadore al re Cattolico, mentre ivi sostiene con molto onore l’impegno addossatogli, fu rapito dalla morte in Madrid a' 4 di agosto del 1627 (Rossotti, Syllab. Script. Pedemont. p. 38, ec.). Il Panciroli, il Rossotti e più altri scrittori ci danno il catalogo delle opere da lui pubblicate, che quasi tutte appartengono al Diritto canonico, Io per darne una’ idea, e per mostrare insieme con quanto applauso esse fossero ricevute, recherò qui l elogio che di alcune di esse e insieme dell autore delle medesime fa il celebre giureconsulto Antonio Fabri, e che vien riferito dal Panciroli. Quid enim habes, scriv egli al Germonio, aut unquam habuisti antiquius, quam ut veterem illam Jurisprudentiae dignitatem tot saeculorum et interpretum barbarie