Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/549

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SECONDO I 1 49 capitolo di Viterbo, e iti sepolto nella chiesa di Santa iMaria in via lata. l)ne tomi di Lettere latine e di altri opuscoli, e tra essi alcune poesie, ne son venuti a luce molto dopo la morte di esso, stampato il primo in Roma nel i(i5i), il secondo in Viterbo nel 1667. ^osl ne^c kettere come negli opuscoli egli tratta ed esamina con molta dottrina parecchi punti di storia, di antichità, di critica, di disciplina, d’erudizione per lo più ecclesiastica; ed ei si mostra uomo in quelle scienze versato al par d’ogni altro. Le stesse Lettere fanno testimonianza del vasto carteggio ch’egli teneva co’ più dotti uomini del suo tempo, come con Jacopo Pamelio, con Paolo Manuzio, co’ cardinali Francesco Toledo, Guglielmo Sirleto, Girolamo dalla Rovere, Vincenzo Laurea, con Marcantonio Mureto, con Girolamo Mercuriale, con Andrea Masi, con Cammillo Colonna, con Guglielmo Lindano, con Vincenzo Pinelli, con Paleotti e con più altri; e le Lettere da questi scritte al Latini, che vanno ad esse congiunte, ci provano qual conto essi facessero dal parere di un tanto uomo. Alcune altre Lettere del Latini han veduta, non da molto, la luce (Anecd. rom. t. 1, p. 811; t. 2, p. 325, 335). Dalle stesse Lettere noi raccogliamo quanto si adoperasse il Latini nel confrontare, nel correggere, nell illustrare gli antichi scrittori, e singolarmente Tertulliano, S. Cipriano e Lattanzio. E frutto delle grandi fatiche da esso in ciò fatte è la Bibliotheca sacra et prophana dal medesimo stampata in Roma nel it'77, nella quale comprendonsi tutte le note che il Latini avea di